La casa di legno

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Viveva in una casa di legno, pavimento e pareti.

Viveva in una casa che dava sempre calore.

Un abbraccio: l’abbraccio della natura.

Non era cemento; non erano fredde piastrelle e stucco.

Erano travi e listerelle.

Era, com’è che si direbbe oggi?

Ah sì: era ecosostenibile, ecologica.

Era una casa, era la sua.

Viveva in una casa di legno, chiudeva la porta e fingeva di abitarci davvero: dentro un albero, in un bosco.

Chiudeva il mondo fuori e basta, non ci pensava più.

Alcuni dicevano che si sarebbe stancato presto, che la vista del legno stufa, annoia.

Lui più guardava le pareti di casa e più si stupiva, il legno sembrava uguale, ma non lo era: mutava.

Osservava le venature, le crepe; sì, erano arrivate anche loro: le crepe.

La perfezione oggettiva non esiste.

Per lui quella era perfezione: legno e crepe.

Crepe piccole, poco profonde, crepe che fanno solo figura, ma non segnano dentro.

Resina.

Odore di resina e legno.

Chiusa la porta non sentiva altro.

Chiusa la porta osservava il mondo illuminarsi fuori, dalla finestra.

Leggeva e pensava, pensava e leggeva, come ogni giorno si riposava, ma quello non lo era; quello non era un giorno qualunque: era la fine.

Chiusa la porta non sentiva altro e così non l’aveva sentita: l’acqua arrivare.

Ogni sera guardava le crepe sulle sue pareti di legno, crepe innocenti, poco profonde.

Le guardava, si passava una mano sul cuore, accarezzava la gatta che, anni addietro, aveva deciso di vivere lì, protetta dal calore del legno e dalle mani di un uomo.

Da quelle mani venne strappata.

Non ci fu il tempo.

Niente lacrime.

L’acqua era tanta, troppa: non ci fu neanche un pensiero.

Ci fu solo il tempo per sbattere la testa, annegare e morire.

La casa di legno, la gatta e la vita: distrutte.

Tutta colpa di quella diga in cemento.

Anzi no, colpa dell’uomo che l’aveva progettata e posizionata lì, proprio lì: dove la montagna frana.

Colpa di chi sapeva, ma pensava solo ad arricchirsi.

Una frana, un’onda altissima, come non si era mai vista: il boato, l’acqua che scorre, il silenzio.

Vajont, 9 ottobre 1963.

1910 persone.

La casa di legno, lui e la gatta.

Un disastro annunciato.

Uomini che si arricchiscono a discapito della vita altrui.

1963 – 2018.

Nulla è cambiato.

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

Andrea Bocelli – Proteggimi: