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<<Qual è la mia stoffa?
<<Qual è il tessuto che più mi rappresenta?
Se lo stava chiedendo.
Nuda, nella vasca.
L’acqua ferma, immobile, disegnava il suo corpo.
La schiuma era appassita, alone bianco, la sua tavolozza.
Il dito la sfiorava, dipingeva.
La mente vagava cercando risposte a domande che ancora non si era posta e che forse non avrebbe mai avuto il coraggio di pensare.
Dunque, ricominciamo.
<<Qual è la mia stoffa?
“Lui sì che ha la stoffa giusta”.
Poche parole che l’avevano tagliata in due: divisa a metà.
Un lato il sogno, un lato la dura realtà.
Quindi, se lui aveva la stoffa giusta, lei…beh…lei cos’aveva, ne aveva una tutta per sé? ne aveva una corretta, adeguata? Oppure avrebbe dovuto scendere in strada, cercare la prima donna sicura di sé e strappargliela dalle mani?
Ma poi, cosa avrebbe dovuto strappare?
Uno la “stoffa” l’ha cucita addosso.
Cucita personalmente, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, da innocente infante, ad essere umano dotato di stoffa.
Non importa che sia bella, cucita bene, congrua, no, deve essere “giusta”, corretta.
Deve fare brillare gli occhi di chi la nota, di chi la giudicherà, senza ombra di dubbio: giusta.
Un mulinello.
L’acqua dalla vasca era stata risucchiata tutta, giù, lungo i tubi.
Nuda.
Lo specchio del bagno poco appannato, era quello il momento: il momento per vederla e controllare che ci fosse, che avessa la stoffa.
Giusta; almeno per se stessa.
Poi, beh, poi si sarebbe rivestita e ne avrebbe indossata sopra un’altra, diversa, perché si sa, in questo mondo si dà valore più ad una maschera che alla nuda verità.
Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
Daniele Silvestri – La verità: