Tempo stimato di lettura: 2 minuti e 40 secondi.
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Questo giro di giostra è interattivo, per leggerlo serve il tempo per seguire le sue istruzioni, leggerlo senza farle beh…lo renderebbe inutile.
Prendete una sedia.
Pronti?
Si comincia!
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Segui le istruzioni.
Siediti.
Raccogli tutto il peso, sentilo, quel peso: il tuo peso.
Tutto quello che ti porti dietro durante il giorno: pesa.
Tutto ciò che la notte non lasci andare, ma tieni stretto al cuore perché lo senti più leggero: pesa.
Tutto pesa, qualcosa di più, altro di meno.
Tu prendi tutto, anche quel macigno che a volte sputi fuori e altre proprio non ce la fai e allora l’hai lì; ti rotola dentro.
Siediti.
L’hai fatto?
Ora ascoltati.
Riesci a sentire il tuo corpo aderire alla sedia?
Percepisci ogni curva, linea del tuo sostegno?
La risposta te lo do io: no.
No, non senti nulla, sei seduto, ma quel peso non l’hai lasciato andare.
Sei seduto, ma non appoggiato.
Anche se te lo chiedo fatichi a farlo, a lasciare le redini del corpo, ad abbandonarti a quella sedia che è lì solo per quello: offrire il suo sostegno.
Siamo così, stanchi, bisognosi di un appoggio, ma che, alla fine, al più semplice appoggio che possiamo trovare non ci abbandoniamo.
È strano quando succede.
Quando finalmente si lascia tutto e ci si appoggia a quella sedia, si scopre che il nostro corpo era come spospeso, quando agli occhi del mondo sembrava seduto.
Ora inizi a sentirlo: il sostegno.
Ora forse lasciarsi andare sta diventando più semplice.
Quasi ci si sente in colpa a volerlo occupare: il proprio spazio.
Ma se lo spazio non ce lo concediamo da soli per primi, come possiamo pretendere che lo facciano gli altri?
Ecco, ora potrai dirlo: mi sono appropriato del mio spazio nel mondo.
Nessuno me lo potrà portar via, devo solo tenerlo stretto e non lasciarlo andare.
Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
Marracash Feat. Tiziano Ferro – Senza un posto nel mondo: