La cronaca è servita: in nero

Tempo stimato di lettura: 1 minuto e 30 secondi.

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Interrogarsi sul senso di questa vita può portare a pensieri talmente complicati che un nodo si forma dentro noi stessi.

Siamo piccoli, popoliamo questa terra e siamo talmente tanti che la morte, a volte, ci passa accanto senza essere notata.

Cresciamo tra le notizie di cronaca nera, impariamo presto che alcuni possono far del male agli altri, vediamo vite spezzate servite come intrattenimento serale.

Ci indigniamo di questo, ma poi finiamo per rimanerne comunque rapiti, non guardiamo i programmi in cui le notizie di cronaca nera si susseguono come un menù, dall’antipasto al dolce, ma finiamo per parlarne ugualmente, col collega, amico, parente o vicino.

Un commento sull’accaduto ci scappa lo stesso, vorremmo essere migliori, diversi da chi commenta con grandi sentenze tali notizie ma non possiamo, il commentare, dare la propria opinione, spesso, serve per esorcizzare la paura.

Si crea un distacco emotivo, ciò che si apprende come notizia è qualcosa che viene da fuori, da lontano, non tocca il nostro quotidiano.

Ci proteggiamo, illudiamo di essere lontani da quegli accadimenti, lontani dalla realtà.

Ecco, ci indigniamo, possibile che non si possano fare riflessioni allegre, pensieri sereni?

Certo, si possono fare, popolano quotidianamente la nostra realtà, ma evidentemente appaiono meno appetibili, una buona notizia sarà presto dimenticata, una negativa sarà il centro del dibattito settimanale, addirittura mensile.

Ci sono molti più fiori che sorridono al sole e regalano il loro profumo rispetto ai fiori distrutti dai chicchi di grandine, ma li sappiamo ancora apprezzare?

Il brano che accompagnerà questo giro di giostra sarà particolare, sarà il racconto in musica del primo caso di cronaca trasmesso in diretta, una lunga diretta, dalla Rai: il caso di Alfredo Rampi.

Baustelle – Alfredino:

6 commenti su “La cronaca è servita: in nero

  1. Hai ragione Valentina, ma chissà perché si guarda sempre il lato negativo delle cose, se poi sei un po pessimista allora è un dramma totale.
    Buon ottimismo a te e a me
    Grazie Valentina, un abbraccio e alla prossima ⭐Roby ⭐

    • Buongiorno cara Roberta,
      Essere ottimisti non è facile, dobbiamo provare a sforzarci un poco di più!;-)
      Buon ottimismo allora!
      Ti auguro un buon giorno ricco d’affetto, un caro abbraccio.
      Il giostraio.

  2. Come sempre illustri un concetto giusto e come sempre mi fai riflettere, ti ringrazio!! A presto. Fede

    • Buongiorno Fede,
      Son felice di essere riuscita anche con questo breve giro a farti riflettere.
      Come sempre sono io che ringrazio te per aver letto, un abbraccio.
      Al prossimo giro di giostra.
      Il giostraio.

  3. Impossibile per me “che c’ero” commentare Alfredino. Posso fare una considerazione ed è che nessuno aveva la morbosità che permea oggi la testa e l’anima degli spettatori. C’era partecipazione, dispiacere vero. E in seguito si faceva più attenzione ai bambini, il “a me non succede” di oggi era allora “a me non DEVE succedere”! Non apprezzano “il buono” perché non conoscono “il cattivo” sulla propria pelle. Inoltre è un modo per sfogare la propria frustrazione e cattiveria derivante dall’invidia coltivata con il consumismo martellante del secondo ventennio. Ma questa è un’altra storia. Ciao tesoro 😘🍀

  4. Buongiorno Tina,
    Queste tue parole mi hanno fatto riflettere molto sai?
    Pensare che il pensiero comune in passato fosse “a me non deve succedere” e non “a me non succede”; mi fa davvero pensare che questo nostro “viver quotidiano” stia navigando verso una deriva emotiva…ma cerco di non essere pessimista!
    Sul fatto che sia anche in modo per sfogare la frustrazione legata a ciò che “non si ha, non ci si può permettere”, beh, la penso come te.
    Ti auguro una serena giornata, al prossimo giro di giostra.
    Un abbraccio.
    Il giostraio.

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