Sono solita raccontare, espongo i fatti, ciò che è avvenuto.
Sono solita raccontare vicende diverse, normali, scandalose, anche dolorose, non per me, per gli altri, per chi legge o le vive.
Sono solita mettere nero su bianco ogni avvenimento da me raccontato.
Sono solita narrare con distacco, con freddo distacco.
È il mio lavoro, lo compio ogni giorno, tramonto dopo tramonto, proprio per questo, non posso fermare il mio pensiero, non posso soffermarmi, rifletterci sopra.
L’oggi è già iniziato e io penso già alla notizia che ci sarà domani.
Alla fine gli avvenimenti li racconto solo, non li vivo, quando li espongo sono già accaduti e c’è già chi ne sta pagando il conto.
Chi legge reagisce a modo suo, diverso, alcuni leggono solo i titoli, altri si soffermano, riflettono, si indignano, versano anche una lacrima, le ho viste, le lacrime.
In silenzio li osservo, vedo il nero delle lettere sciuparsi, farsi grigio, annacquato.
Ho raccontato anche di te.
Non ti conoscevo, come potevo?
Ma ti ho raccontato.
Sei stato una notizia che è apparsa una mattina: “Frontale sulla statale 24”.
Da uomo, quella mattina, sei diventato notizia, notizia di un’assenza, di una fine.
Notizia che sarebbe durata solo un giorno, un attimo, come quell’attimo che ti ha portato via.
So cosa ti è successo, l’ho messo nero su bianco.
So che eri in sella alla tua moto, so che l’asfalto ti ha strappato da questo mondo, so che avevi più di cinquant’anni, facevi la guardia giurata.
Una moglie, due figli.
Tutto nero su bianco.
Prima non sapevo neppure della tua esistenza, ora ti conosco per la notizia della tua assenza.
Mi sono fermata e ci ho pensato sai?
A te, alla tua vita, ai tuoi affetti, no, non accetto che la routine di un’esistenza possa essere distrutta così, ma è accaduto, purtroppo lo so, accade spesso.
Accade che un solo secondo mandi tutto in frantumi.
Accade che però non si sappia come sia andata dopo, come stiano ora i tuoi figli, tua moglie, me lo chiedo spesso, ti penso, perché ora l’ho capito.
Ho dato solo la notizia della tua fine, ma dietro, un secondo prima di quel momento, c’era la vita, la tua vita, c’era tutto ciò che di te hai donato al mondo.
Tutto ciò che oggi è ricordato, raccontato, tu non sei una notizia di cronaca, tu sei un marito, un padre, un uomo.
Tu sei, perché lo sei ancora, questo non cambierà mai, il tuo viaggio non è finito, ora vivi nei ricordi, ricordi che io non potrò mai conoscere o raccontare.
Io sono solo una pagina di giornale, metto nero su bianco, ma la vita non è né nero né bianco, è sfumature.
Tu oggi ci sei ancora, sei una sfumatura fatta di ricordi, affetto e amore.
Tu non sei una notizia, tu sei una vita, tu sei stato e sei ancora, importante.
Perdonami se ti avevo reso solo fredda notizia, nero su bianco, ti chiedo scusa.
***
Il giostraio prende la parola:
Non ho raccontato di te, il tuo ricordo lo tengo per me, è privato, ho raccontato di un altro uomo, un altro uomo che, come te, é diventato notizia, nero su bianco.
Il giro di giostra di oggi lo dedico a te e agli altri due ragazzi che, con te, se ne sono andati.
Ho compiuto da poco gli anni che avevi tu e ho avuto un pizzico di paura, dieci anni fa mi sembravi tanto grande, tanto uomo, invece ora io mi sento piccola, piccola creatura affamata di vita, di mondo.
La canzone di questo giro la dedico a te, perché gli anni passano, veloci, proprio oggi sono già dieci, ma sembra ieri…
Il giostraio, pur non essendo un grande intenditore di musica, né conoscitore della storia personale di ogni singolo artista, vi propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
N.B. la canzone, come sempre, è stata cercata e scelta dopo aver scritto il giro di giostra e non viceversa.
Vasco Rossi – Vita spericolata: