Le braccia sono aperte, leggere, parallele alla terra, guardano il cielo i palmi, girati in su, le lunghe dita ondeggiano calme.
È girotondo, piroetta su se stessa guardando al cielo, non c’è peso, attorno a lei non c’è peso, tutto è leggero, la sua presenza è profumata, fresca, brilla.
Piccole gocce d’acqua distendono il viso, distendono i passati timori, le passate ansie, paure, sì, paure che ora sono state chiuse fuori, almeno per poco, almeno per un momento esiliate altrove.
L’acqua in piccole gocce scivola via e torna alla terra.
Le ciglia luccicano sugli occhi chiusi, ora aperti, le gocce son così leggere che non bruciano, non si sentono, sono carezze, sciolte in un sorriso.
Un sorriso prezioso, un tesoro che altri vorrebbero far proprio, invece è solo suo, sorride per sé, sorride a se stessa, il sorriso è suo, solo suo e più lo fa, sorridere, più si sente felice.
Così preoccupati nel darsi agli altri, nel chiedere e ricevere attenzioni, così preoccupati dal non guardarsi dentro, dal non vedere che a volte ci si basta da sé.
Si cerca la forza, si cerca il perdono, si cerca l’attenzione degli altri senza capire che prima ci si deve guardar dentro, trovare la forza, il perdono, l’attenzione per sé.
Non è egoismo, è amore, per regalarsi agli altri, per dare e ricevere amore, lo si deve conoscere, come imparare a definirne i caratteri se non provandolo per sé?
Amati e poi ama.
Brillano gli occhi mischiati ora alle gocce, brilla la nuda pelle delle braccia percorsa da timidi brividi.
Respira serenità, respira gioia, respira se stessa, continua a girare, muove i piedi sicuri, non inciamperà, non cadrà, tutto sarà perfetto, tutto dipende da lei, ma non le pesa, non sbaglierà nulla, sa cosa fare, sa come muoversi, deve solo volteggiare.
Una donna sui quarant’anni che balla sotto la pioggia, strana figura penserebbero in tanti, ma affascina, stupisce e conquista.
Si ferma, abbassa le braccia, liscia il completo, la camicetta bagnata, i pantaloni inzuppati, raccoglie la valigetta di pelle, il sorriso è compiaciuta espressione, credeva di conoscere tutto, non conosceva più se stessa, ora lo sa, era persa.
Si rivede, bambina, curiosa, affamata di vita, sicura di sé, giocare con la pioggia, quando si è persa?
Non ha importanza, ora si è ritrovata, ora farà più attenzione, non dimenticherà, non deve trascurarsi, sarà libera.
Basta poco, pochissimo, per ritrovarlo, il coraggio, il non avere paura di mostrarsi agli altri per come si è, gioie e debolezze comprese, svegliarsi ed essere se stessi ogni giorno pesa meno, ma pochi lo fanno.
Pochi si ascoltano, pochi, per il timore di essere derisi, rifiutati, son veramente se stessi, pochi si prendono la libertà di danzare sotto alla pioggia quando ne hanno la voglia.
Cerchiamo libertà, ma ci imprigioniamo per primi.
Il giostraio, pur non essendo un grande intenditore di musica, né conoscitore della storia personale di ogni singolo artista, vi propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
N.B. la canzone, come sempre, è stata cercata e scelta dopo aver scritto il giro di giostra e non viceversa.
Negramaro – Cade la pioggia: