Aria umida infranta, spezzata dall’imporsi del suo corpo, dal sangue che scorre veloce e rende tutto più tangibile, percepibile.
Il cuore rimbomba il suo ritmo veloce nel petto, è incontenibile la potenza del suo battere, sembra voler uscire, forzare la sua prigione di carne.
La vena sul collo, quel delicato collo baciato dal raggio di sole del mezzogiorno, si è dilatata, fatta più grande, con un dito se ne potrebbe sfiorare, toccare il suo spessore.
Il respiro placido e calmo sembra non basti, cresce, aumenta la fame, aumenta l’avidità dei polmoni, aria a manciate ne prendono e ne vogliono ancora.
La bocca si abbandona alla fame, cerca, vuole, esige aria, si apre e rimane socchiusa, l’aria entra, cede l’ossigeno al sangue e fuoriesce, un saluto veloce.
Pioggia estiva leggera bagna il suo corpo, è il sudore che, fattosi piccole gocce, scorre lento sul suo profilo.
Non si ferma, affannato il respiro continua.
Batte sui denti la lingua, desiderosa di acqua, si asciuga.
I grandi occhi con l’ebano dentro son chiusi a fessura, faticano a rimanere presenti.
Lunghi capelli, riflessi zaffiro, erano seta al mattino, dopo che la spazzola li aveva coccolati piano ed un elastico rosso li aveva legati, ora si increspano, sovvertono l’ordine, incuranti del resto, si perdono scomposti, danzano dalle spalle, giù, al limitar della schiena.
Si appiccicano, la schiena li sente, pesante sferza che su di essa rimbalza.
Le gambe, meravigliose gambe dai riflessi di rame, tremano, stanno per cedere, ma continuano.
A pugno le mani, si stringono sempre più forte, si vede il bianco delle nocche per la tensione della stretta.
Secondi immobili; il tempo sembra aver rallentato il suo corso, a lei nulla interessa, il suo muoversi è fuori dal tempo, lo sguardo è fisso in avanti, verso un’unica direzione.
Il corpo vacilla, il cuore è un tamburo sempre più forte, lo sente, rimane affascinata dalla sua canzone, i muscoli tesi, a se stessa connessa.
Sente la vita che le scorre dentro, sente il sudore sciogliersi in gocce lungo le guance.
I sensi le parlano e lei si abbandona alla forza della natura.
Lo sguardo fisso in avanti, lo guarda con desiderio mai sopito, la bramosia la possiede.
Un passo.
Ancora uno.
Finalmente l’ha fatto suo.
Cinquantadue anni, non pensava che sarebbe stata capace di concludere la sua prima maratona, una rivincita verso chi, per certe nuove esperienze, la crede già vecchia.
Ora ti consiglio di ascoltare: Fiorella Mannoia – Quello che le donne non dicono